Con piacere pubblichiamo un articolo della cooperativa ènostra, di cui Emmaus Italia è socio, a proposito dell’inaugurazione della nuova casa di Emmaus Palermo, bene sottratto alla mafia e utilizzato per finalità sociali. Lo riportiamo qui di seguito:
Il 20 luglio scorso si è celebrata una giornata molto speciale per la comunità Emmaus Italia, socio di ènostra e Retenergie: una villa confiscata alla mafia nel quartiere periferico di Ciaculli, a pochi passi da Brancaccio, è diventata la casa della Comunità Emmaus di Palermo che ospita, attualmente, 8 persone con disagio sociale, impegnate nel mercatino solidale dell’usato.
«L’esperienza palermitana – ci racconta Franco Monnicchi, Presidente di Emmaus Italia – nasce quando nel 2015, con la collaborazione di Libera e altre 40 realtà sociali del territorio palermitano, abbiamo organizzato un campo di volontariato internazionale, che aveva come scopo quello di sostenere le realtà sociali di Palermo, ma anche di valutare la possibilità di fondare una nuova comunità. Una scommessa molto difficile, in una città del sud come Palermo, dove il disagio sociale è accompagnato a un forte disagio economico».
Dopo tre anni di intenso lavoro, la scommessa è stata vinta ed è nata la Comunità Emmaus di Palermo, che vanta tra i soci fondatori alcuni dei magistrati del pool nel processo sulla trattativa Stato-mafia, come Nino di Matteo, Vittorio Teresi e Francesco Del Bene; ma anche associazioni come Addio Pizzo, Zen Insieme e altre realtà sociali di Palermo.
Dopo aver ‘girovagato’ per innumerevoli strutture messe a disposizione da altre associazioni, la comunità aveva bisogno di una sede stabile per portare avanti lo spirito di Emmaus, e cioè il riscatto sociale di persone in difficoltà e il sostegno a iniziative di solidarietà, attraverso l’autofinanziamento.
«Le comunità Emmaus – ci spiega infatti Franco Monnicchi – sono realtà che si autofinanziano con il lavoro delle persone della comunità stessa. La nostra vocazione è l’accoglienza di persone in difficoltà, unita all’autosufficienza economica. Questo vuol dire che sosteniamo noi stessi e aiutiamo gli altri, senza ricevere sovvenzioni da privati. Noi vogliamo essere economicamente autonomi e riusciamo a esserlo grazie al lavoro di raccolta e recupero di quello che la gente scarta (mobili, elettrodomestici, libri, abiti usati) e che rivendiamo nei nostri mercatini dell’usato. Insomma, le risorse che servono per sostenere la comunità e altre iniziative sociali – come diceva il nostro fondatore, l’Abbé Pierre – non provengono dalla beneficienza dei ricchi, ma dal lavoro dei poveri».
L’occasione per avere finalmente una sede per la comunità di Palermo si è presentata con il bando indetto dal Comune, che prevedeva l’assegnazione di beni confiscati alla mafia a organizzazioni promotori di progetti con finalità sociali. I beni erano 67, di cui 31 magazzini, 27 tra appartamenti e uffici e 9 ville.
«Con una procedura trasparente e snella – ci racconta ancora il Presidente di Emmaus Italia –, una di queste 9 ville è stata assegnata a Emmaus Italia e siamo stati felici di affidarla all’associazione Emmaus Palermo, una presenza ormai riconosciuta dal territorio, che sposa anche parecchie iniziative sociali sostenute da una rete di molte associazioni palermitane».
«Finalmente – continua Nicola Teresi, presidente dell’associazione Emmaus Palermo – la comunità prende quello che si merita, avendo una casa dove poter convivere in tutta serenità che curerà come propria. Il nostro obiettivo, lontano da logiche assistenziali, è quello di creare un circuito virtuoso in cui chi è aiutato si possa aprire agli altri diventando un modello».
Insomma, un’antimafia sociale dal basso, «essenziale ed efficace per combattere il fenomeno mafioso».