A bordo della nave Poseidon attraccata ieri sera anche le 52 salme dei migranti che hanno perso la vita nella stiva di una barcone durante l’ennesima traversata. Tanta la rabbia e l’amarezza per le morti “annunciate”. Il sindaco: “Quanti morti ancora prima che governi ed Europa agiscano?”
PALERMO – Sono sbarcati ieri sera al porto di Palermo oltre 570 migranti arrivati a bordo della nave svedese Poseidon. Ad accoglierli tanti volontari. Tra i trenta della Croce Rossa, la coordinatrice delle infermiere volontarie, L. C., insegnante di una scuola media, da 20 anni impegnata nel sociale. E’ tra coloro che salgono in nave per un primo triage medico. Ci sono poi circa 35 volontari della Caritas, coadiuvati da tre operatori, che distribuisconoe scarpe, viveri, beni di prima necessità e giocattoli per i più piccoli. E ancora, insieme alla moglie, Luigi Affronti in passato preside, i padri comboniani e due frati francescani, oltre ai volontari del campo internazionale Emmaus. “La dignità della persona è stata proprio messa sotto i piedi – sottolinea rammaricato Franco Monnicchi, presidente di Emmaus Italia, ieri sera volontario al porto nella distribuzione del cibo – da tutti coloro, a partire dall’Europa, che hanno il dovere di evitare che questa persone muoiano e arrivino in queste condizioni. La persona umana rimane schiacciata da un sistema inaccettabile. La rabbia per un cambiamento reale da parte di tutti noi deve essere forte. Occorre esserci per dare conforto, non per fare i buoni o bella figura ma per combattere le cause che spingono queste persone a venire andando alle radici di questi problemi”. “Da due anni, dallo scorso 15 giugno, sia come operatrice che come volontaria Caritas – racconta Francesca Pullarà – sono impegnata a tempo pieno nel sostegno e nell’accoglienza degli immigrati. Ho visto passare tanta sofferenza ma anche tanta gente con la voglia di rialzarsi. Con molti si è creata una relazione forte anche di amicizia e non sono mancati i momenti di gioia soprattutto per la nascita di bambini e l’accompagnamento delle famiglie”.
Morti “evitabili” e “annunciate”. A sbarcare nella notte571 migranti di diverse nazionalità: magrebine, subsahariane e siriane. I primi a salutare con un sorriso, dalla nave in arrivo, sono stati i bambini delle famiglie siriane, stanchissimi, con un papà in testa che con orgoglio mostra il suo bimbo di soli 40 giorni. Tra i profughi, sono arrivate 54 donne di cui due incinta, 67 minori di cui 15 minori non accompagnati. A bordo anche i 52 corpi di migranti deceduti durante l’ennesima tragedia in mare, a largo della Libia, morti per le esalazioni della stiva dove erano stati relegati. Oltre alle massime autorità tutte presenti di prefetto, cardinale, sindaco e comune, Caritas, Protezione civile, Croce Rossa e questura, notevole è stata la partecipazione di volontari di varie realtà e cittadini. Tanta anche la rabbia e l’amarezza per questi altri morti ‘evitabili’ e ‘annunciate’ se ci fossero sistemi di arrivo in Europa diversi come i canali umanitari. Per tutti naufraghi predisposti con i pullman subito i trasferimenti in altre regioni d’Italia. Ospitati dalla Caritas sono soltanto 16 migranti. Si tratta di famiglie siriane dove ci sono alcuni testimoni di quanto avvenuto nel barcone delle 52 vittime. Attivo un team di psicologi e psichiatri per sostenere i parenti delle vittime che però non sono state identificate. Alla fine dello sbarco, è sceso anche il container frigorifero, con dentro tutte le vittime, diretto al cimitero dei Rotoli. Il comune con l’AMG e i servizi cimiteriali ha predisposto l’accoglienza delle salme, in raccordo con la Procura della Repubblica.
Così i migranti comprano il “biglietto della morte”. “Credo a nome di tutti di potere esprimere il desiderio forte che non vi siano più arrivi di morti – sottolinea con amarezza il prefetto Francesca Cannizzo -. I profughi arrivati sono nel complesso in buone condizioni di salute anche se si tratta di persone molto provate fisicamente dalle condizioni del lungo viaggio che hanno fatto”. “La macchina comunale dell’accoglienza si è attivata, in continuo raccordo con la Prefettura – ha detto il Sindaco Orlando – per dare adeguata, umana e dignitosa accoglienza anche ai 52 sfortunati che sono morti durante questa traversata. Ancora una volta Palermo e i palermitani faranno il proprio dovere, mostrando che vi è una alternativa alle criminali politiche europee che stanno causando un vero e proprio genocidio di cui la storia ci chiamerà a rispondere. Ancora una volta torno a chiedere a gran voce ‘Quanti morti ancora ci vorranno prima che i governi e l’Europa cambino le proprie politiche criminali?”’ “Da prete ho una rabbia profondissima – tuona il direttore della Caritas padre Sergio Mattaliano – perché non è più possibile che si continui a morire in questo modo. Queste persone muoiono con il desiderio di avere una vita migliore comprandosi il biglietto della morte. Al di là della nostra accoglienza al porto non possiamo fermarci soltanto a questo perché questo è un sistema che non si può accettare di cui ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Sono morti prevedibili e annunciate e la nostra colpa è quella che non gridiamo abbastanza affinché le cose cambiano. Ricordiamoci che i migranti hanno il diritto di vivere dove vogliono perché la terra è di tutti”. “Va riconosciuto che la presenza di tante persone – dice il padre comboniano Domenico Guarino – è un segno che non si è indifferenti soprattutto quando c’è l’arrivo purtroppo di tanti morti. Da tempo ormai diciamo in tanti di aprire i canali umanitari protetti perché ci sono tutti gli strumenti per potere salvare queste persone. Ogni persona che muore è un pezzo di vita che va via che ci deve interrogare profondamente. Alla morte non ci si può abituare e sono morti che sono uccisi da un sistema”.
Priorità ai programmi di reinsediamento. “Oramai è diventata purtroppo una conta quotidiana dei morti – dice pure Giovanna Di Benedetto portavoce di Save the Children -. Da mesi raccogliamo testimonianze drammatiche di minori in Libia che hanno conosciuto e subito situazioni di violenza, abusi, detenzioni e lavori forzati. Tutto questo è inaccettabile e sono ragazzi che hanno bisogno di una protezione e un’accoglienza adeguata in Italia e in Europa. E’ necessario che l’Europa attivi i programmi di reinsediamento soprattutto per i più vulnerabili che scappano da guerre e violenze per fare in modo che raggiungano i paesi senza affidarsi a trafficanti e sfruttatori”. (set)