«Le categorie con cui definiamo i migranti non esistono “in natura”,
ma riflettono scelte di tipo politico-giuridico, atteggiamenti e
vissuti della popolazione, sentimenti custoditi dalla memoria collettiva,
percezioni riguardo il grado di distanza sociale tra i diversi gruppi.
Esse sono “parole di Stato”, e rinviano sempre a una certa
idea di confine che, a sua volta, regola i processi di inclusione/esclusione»
L. Zanfrini, Introduzione alla sociologia delle migrazioni
Si è concluso da poche ore l’incontro con Cédric Herrou e René Dahon, due attivisti di Roya Citoyenne, l’associazione che ha sede a qualche chilometro al di là del confine franco-italiano. L’appuntamento, che si è tenuto a Cuneo nella serata del 1 febbraio e che ha visto l’intervento di una quantità incredibile di persone, è stato moderato dal consigliere comunale e candidato sindaco Nello Fierro ed è stato organizzato dalla Costituente dei Beni comuni e dall’associazione Orizzonti di Pace allo scopo di fare il punto della situazione insieme alla cittadinanza cuneese in merito alle condizioni – sempre più drammatiche – che vengono affrontate quotidianamente dai molti migranti che tentano l’attraversamento della frontiera italo-francese.
Insieme ad altri attivisti di Roya Citoyenne, Cédric e René da un paio di anni agiscono concretamente per cercare di aiutare (offrendo loro ospitalità e solidarietà) uomini, donne e bambini in fuga da situazioni di sofferenza e di guerra, di fame e di povertà, alla disperata e legittima ricerca di una nuova esistenza. Un atto coraggioso e profondamente civile, quello di Cédric, di René e dei loro compagni, a causa del quale negli ultimi mesi hanno subito in più occasioni l’arresto da parte delle autorità francesi (il prossimo 10 febbraio si celebrerà infatti il processo a loro carico).
Proprio per questa loro presa di posizione netta e senza compromessi, che muove dalla necessità di ristabilire il diritto/dovere di ognuno di soccorrere i propri simili in difficoltà, al di là di leggi e regole che con cinismo sempre più evidente sembrano ormai distanti dalle idee di solidarietà e di condivisione nei confronti di chi chiede aiuto, Cédric e René hanno acquisito notorietà internazionale. D’altra parte, come ha spiegato nel corso del suo intervento il trentasettenne agricoltore che vive a Breil, la ‘mediatizzazione’ di quanto accade su quel lembo di frontiera si è rivelata una strada che era necessario percorrere per dare visibilità a ciò che succede non solo in Valle Roya, ma anche a Ventimiglia e lungo il confine che divide il Piemonte dalla Francia: una situazione, quest’ultima, trasformatasi in un vero e proprio ‘caso’ da prima pagina per i media europei nei mesi scorsi.
Solo mostrando i volti delle persone in fuga dalla disperazione, o attraverso la diretta testimonianza di chi, come gli attivisti di Roya Citoyenne, si mette quotidianamente in gioco per dare una risposta tangibile e del tutto necessaria a bisogni insopprimibili e profondamente umani, è possibile opporsi alla narrazione distorta e fuorviante dei media, sempre più orientata a offrire del fenomeno migratorio una lettura monodimensionale, come si trattasse unicamente di un problema di ordine pubblico da far rispettare a tutti i costi, anche davanti a situazioni che dovrebbero, al contrario, dar vita ad azioni di solidarietà, di condivisione, di rispetto nei confronti di chi si trova in uno stato di estrema fragilità.
Quello con Cédric e René si è rivelato un incontro bello e intenso, partecipato e basato sul confronto, al di fuori della retorica e di un pietismo che troppo spesso caratterizza occasioni di questo genere; è stata, soprattutto, la dimostrazione evidente che è possibile agire in maniera concreta, dal basso, mettendo in moto meccanismi basati sul principio d’umanità, che può e deve tornare a essere l’unico criterio in funzione del quale noi tutti dovremmo comportarci in quest’epoca fin troppo buia. Nella certezza che a sua volta tutto ciò inciderà anche sul piano politico generale e sulle scelte che ogni governo dovrà inevitabilmente compiere in futuro. Perché, è utile sottolinearlo, la questione è anche – e soprattutto – politica: e un’azione dal basso, attiva, consapevole, condivisa e attenta alla convivenza e al rispetto di tutti gli individui, non può che contribuire alla ridefinizione delle regole che interessano la collettività tutta.
Il messaggio che viene fuori dalla serata di ieri è tanto semplice quanto fondamentale: solo riconoscendo e salvaguardando l’umanità di chi ci sta di fronte possiamo, a nostra volta, restare davvero umani.
Luca Prestia
Emmaus Cuneo