«Quando un forestiero viene al Sud piange due volte: quando arriva e quando parte»: è con questa simpatica battuta, tratta da “Benvenuti al Sud” il famoso film con Claudio Bisio che vogliamo parlarvi di “Passione civile”, il campo di servizio proposto quest’anno dall’Azione Cattolica di Concordia Pordenone che ci ha visti impegnati a Palermo con Emmaus Italia, Libera (la rete di associazioni conto le mafie), Legambiente e il Comune.
È stato un cammino intenso quello che ci ha visti protagonisti. Siamo partiti dalla diocesi in otto (Nicole, Oscar, Maria Chiara, Elisa, Anna, Francesca, Enrico e Beatrice) con diverse esperienze e aspettative. C’era chi, più maturo, aveva già provato altre esperienze di servizio, all’estero o in altre realtà e chi invece si approcciava per la prima volta a questo tipo di proposta. Non ci conoscevamo tutti, ma fin da subito abbiamo capito fin che questo non era decisamente un problema, vogliosi comunque di confrontarci e desiderosi di metterci alla prova.
Fin dal nostro arrivo a Palermo siamo stati colpiti dalla città, così ampia e differente rispetto ai paesi cui siamo abituati, senza il caos e il traffico dei grandi centri. Abbiamo alloggiato in un ex asilo nido, dove abbiamo conosciuto subito Franco, il presidente di Emmaus Italia, l’associazione che in primis si è spesa per il campo, assieme ad altri ragazzi che come noi avevano deciso di passare una settimana all’insegna della “Passione civile”. Ragazzi da tutta Italia, veneti, lombardi, piemontesi, qualcuno anche del sud, ma non mancavano anche gli “stranieri” (il campo era internazionale) come una coppia di tedeschi, due ragazze francesi e una turca. Un bel mix di persone, trascorsi di vita, culture, che però si è ben mescolato nel clima di fraternità che subito si è venuto a creare nelle diverse attività, di lavoro e svago, che abbiamo svolto. Proprio questo, infatti, è uno degli aspetti che sicuramente ci siamo portati a casa con maggior soddisfazione e cioè quello di aver intrapreso un’avventura anche con persone sconosciute, ma tutte decise a remare nella stessa direzione con la voglia di mettersi in gioco e fare del bene.
Il campo è ruotato attorno al mercatino dell’usato organizzato presso la Fiera del Mediterraneo di Palermo, vero e proprio quartier generale delle attività. L’obiettivo di Emmaus, infatti, era la diffusione della propria proposta, comunità di accoglienza autosufficienti, anche al Sud, (dove l’associazione non è presente). Per potersi finanziare e sovvenzionare iniziative di solidarietà nelle varie parti del mondo Emmaus utilizza come strumento proprio il mercatino dell’usato, ecco perché è stato proposto anche a Palermo. I “mestieri” da fare erano differenti, come ad esempio il recupero di materiale usato nelle case (non sempre semplice nelle vie e nei palazzi palermitani), la successiva suddivisione e la vendita presso la Fiera. Inoltre il mercatino andava pubblicizzato con delle lunghe, ma soddisfacenti ore di volantinaggio. Non c’era solo la manovalanza, comunque, ma anche la possibilità di fare animazione ai bambini del quartiere dove alloggiavamo, grazie all’associazione “Il Bar del Cassarà”, dal nome del liceo linguistico dedicato a Ninni Cassarà, vice dirigente della squadra mobile di Palermo ucciso dalla mafia nel 1985, dove sorge appunto il bar. Il nuovo sodalizio, formato da giovani, ha l’obiettivo di riaprire questo locale, chiuso per volere della mafia qualche anno fa e compie anche una preziosa opera sociale con l’animazione ai bambini del quartiere. Abbiamo potuto stare a contatto con ragazzini che crescono in un tessuto sociale diverso dal nostro, constatandone le differenze che non sempre rendevano semplice il confronto. Ma proprio questo gruppo giovane che forma “Il Bar del Cassarà”, con la voglia di costruire qualcosa pur tra le difficoltà, può essere anche per noi un motivo di sprone. E “Il Bar del Cassarà” è anche una fiction che adesso sta andando in onda sul sito internet Rai (www.ilbardelcassara.rai.it) e tra qualche settimana si potrà vedere pure su Raidue.
Abbiamo avuto anche la possibilità di collaborare con la Caritas di Palermo nell’accoglienza agli immigrati, alcuni sbarcati da pochi giorni e digiuni di italiano. Non si pretendeva molto da noi, giusto lo scambio di qualche parola e piccoli dialoghi nel limite del possibile. Anche questa è stata un’esperienza di confronto con realtà molto differenti dalla nostra, che chi ha vissuto porterà sempre nel cuore.
Quanto a noi, l’esperienza può essere considerata decisamente positiva. Pur non conoscendoci nella nostra totalità l’integrazione è stata pressoché immediata, così come nella realtà che ci ha ospitato. Abbiamo vissuto vita di comunità, ma abbiamo anche riflettuto insieme sugli spunti dell’abbé Pierre, il fondatore di Emmaus.
E proprio per concludere vogliamo fornire a voi alcune parole dell’abbé molto significative, che a noi hanno colpito molto e sono sicuramente attuali: “Fate gruppo tra di voi in questo tempo in cui nessuno, da solo, può avere sufficiente competenza. Abituatevi a questo lavoro d’insieme per essere efficaci. Mettete in voi la passione. Non abbiate paura della contemplazione che vi darà la passione. Quella contemplazione, quell’adorazione davanti all’Eterno che è Amore e vi chiama…”.