Dal 24 al 28 agosto, una delegazione di Emmaus Italia è stata impegnata in una missione in Bosnia Erzegovina, paese dove le ferite della guerra sono ancora evidenti e non solo sui muri delle case.
Un gruppo di alcuni volontari e responsabili di comunità provenienti da Erba, Villafranca, Aselogna, Piadena e Firenze, hanno fatto visita ai numerosi siti del FIS di Emmaus (Forum Internazionale della Solidarietà) in Bosnia Erzegovina, alla ricerca di tangibili segni di speranza.
La nostra delegazione, grazie all’intervento del FIS, ha avuto il privilegio di poter entrare e visitare il campo di accoglienza per migranti di Lipa, campo finanziato dall’Unione Europea e gestito dal governo bosniaco. Ascoltando e vedendo la nuova realtà, costruita dopo l’incendio dell’inverno 2020, apparentemente sembra di stare in un bel posto dove le persone vengono curate e possono fare diverse attività, ma in realtà il campo è più simile ad un “centro di detenzione aperto” dove i migranti ospitati non hanno davanti a loro alcun futuro possibile.
Ufficialmente questo campo potrebbe ospitare fino a 1560 persone, di fatto ne abbiamo viste non più di un centinaio poiché continua la terribile odissea di migranti, tra cui moltissimi minorenni non accompagnati, che intraprendono il viaggio, chiamato THE GAME, verso l’Europa della speranza.
Un’Europa sempre più chiusa e fortificata che oltre a negare loro il diritto fondamentale alla libera circolazione ne vieta di fatto anche l’entrata con respingimenti e violenze da parte delle forze dell’ordine.
La missione ci ha poi portati a visitare il centro diurno di Velika Kladuša, finanziato tra il 2021 e il 2022 attraverso una raccolta fondi promossa da Emmaus Italia.
In questo centro le persone migranti di passaggio, o che vivono nei boschi nell’attesa di varcare la vicina frontiera, sono assistite con cibo e vestiario, possono fare una doccia e ricaricare il cellulare, spesso unico legame rimasto con la famiglia d’origine.
La cucina del centro al momento fornisce 140 pasti giornalieri completamente gratuiti alle famiglie in difficoltà di Velika Kladuša e dintorni; questa distribuzione gestita dagli operatori del centro avviene su segnalazione dei servizi sociali del territorio.
Il FIS coordina diversi altri centri in cittadine anche lontane tra loro, in questi luoghi gli operatori si occupano di anziani, di disabili o di minori che vivendo lontani dalla scuola non potrebbero frequentarla; gestisce inoltre una latteria sociale e delle serre i cui prodotti vengono in parte venduti ed in parte servono ad integrare la preparazione dei pasti dei vari centri.
Dopo la recentissima costruzione di una RSA a Potocari, dedicata alle mamme di Srebrenica, a Pale sta sorgendo un nuovo centro che una volta completato servirà all’aiuto di ragazzi che, pur non avendo vissuto la guerra, ne portano evidenti traumi, ma sarà anche centro di riunioni o casa di vacanze.
Il viaggio è stato anche l’occasione per incontrare il gruppo “Nuova Generazione” di Banja Luka, le cui attività principali sono l’assistenza di minori in difficoltà attraverso attività ludico-terapeutiche e la gestione di Telefono Blu, un numero gratuito che i ragazzi possono chiamare per chiedere aiuto in caso di violenze familiari, sofferenza psicologica o bullismo.
Lo scorso anno le operatrici hanno ricevuto più di 14.000 richieste di aiuto alcune delle quali hanno avuto anche bisogno dell’intervento della polizia.
L’ultima tappa del nostro viaggio è stata Srebrenica, con la visita al museo del genocidio e al Memoriale.
Massimo Resta, presidente di Emmaus Italia dice: “Non ci sono parole per descrivere l’orrore che mostrano foto e video; le vittime fino ad ora accertate e sepolte nel memoriale di Srebrenica sono più di 8.000, ma ancora oggi vengono rinvenuti i resti delle persone che erano nelle fosse comuni e che sono poi state spostate con le ruspe dall’esercito serbo in decine e decine di luoghi diversi nel disperato ed inutile tentativo di negare il genocidio.
Noi come Movimento Emmaus possiamo solo parlare di pace e continuare a divulgare e a far conoscere la storia, perché possa non ripetersi, e contemporaneamente diffondere le alternative concrete della non violenza e del dialogo“.
Un forte ringraziamento vanno al direttore del FIS: Hamzalija Okanovic, a Samra e Edina che ci hanno fatto toccare con mano e conoscere approfonditamente l’impegno e il servizio che l’Associazione mette in campo ogni giorno grazie alle donazioni che riceve.
Tutto il loro lavoro racchiude i valori di Emmaus “Servire per primo il più sofferente”.
Continuiamo Insieme!!