[Articolo: Alessandra Catalano; Foto: Virginia Tallone © ] Ogni giorno, sulle Ande del Perù, nella regione di Cajamarca, una famiglia di contadini resiste e lotta per la propria libertà e per quella della Madre Terra, costantemente minacciata dalla presenza di un giacimento minerario della multinazionale estrattiva Yanacocha, costruito tutt’attorno alla loro casa.
Nel 2011, l’azienda Yanacocha, facente parte del gruppo Newmont, la più grande multinazionale estrattiva di oro con sede in Colorado, decide, col consenso del governo peruviano, di espandere ancora di più il proprio giacimento e intima alla famiglia di campesini indigeni Acuña, composta da Máxima, suo marito e i loro sei figli, di abbandonare la loro casa per inglobare il terreno che abitano. La famiglia si oppone a questa lampante ingiustizia e da lì, dalle prime intimidazioni, la violenza degli addetti ai lavori si accresce sempre più. L’azienda distrugge i raccolti della famiglia e uccide gli animali che alleva.
Máxima a viene portata a processo dall’azienda e, col sostegno di una ONG locale e dell’avvocata Mirtha Vasquéz, vince la battaglia legale, dimostrando di avere pieno diritto di abitare la terra dove ha costruito la propria casa.
Tuttavia, la battaglia della famiglia campesina non è ancora finita. Máxima si ritrova ancora oggi a dover pagare le spese processuali; inoltre, nonostante la sconfitta sul piano legale, la violenza della compagnia estrattiva non si è arrestata. La famiglia Acuña vive una condizione di forte emarginazione fisica e sociale. Sono soli e circondati. Il loro terreni recintanti, i loro movimenti ostacolati e sorvegliati costantemente, cosicché si ritrovano a vivere una condizione di profondo disagio psicologico. La loro resistenza risulta scomoda al governo peruviano che nutre grandi interessi economici nella zona, avendo concesso le licenze per l’estrazione mineraria alla Newmont.
Questo ha generato negli anni una sistematizzazione della violenza a danno della famiglia, che si osserva a tutte le scale: la famiglia è stata oggetto di intimidazioni da parte della polizia ma anche dell’indifferenza e della complicità delle realtà locali, come ad esempio le compagnie di trasporto: alla famiglia viene negata anche la possibilità di spostarsi coi mezzi pubblici, in quanto i bus evitano volontariamente la fermata più vicina alla casa degli Acuña.
Ogni giorno Máxima, suo marito e i suoi figli portano avanti una battaglia non solo per la propria libertà, ma in nome di qualcosa che ci riguarda tutte e tutti, il benessere della nostra Madre Terra. Infatti, il giacimento minerario Yanacocha è risultato essere fonte di ingenti danni all’ambiente in cui porta avanti il proprio piano estrattivo. È stato dimostrato che l’azienda è responsabile anche dell’immissione di mercurio nelle acque dei territori in cui opera e in quelli circostanti, quindi dell’avvelenamento dei terreni e persone ad essi legate, con la conseguente scomparsa di biodiversità nella regione e danni alla salute delle comunità.
Tessere Relazioni Inseparabili: Scuola Gea invita Máxima e Daniel Acuña in Italia
Emmaus Italia ha avuto il piacere e l’onore di incontrare Máxima e uno dei suoi figli, Daniel, grazie alla partecipazione di alcune e alcuni suoi membri alla scuola di alta formazione sull’ingiustizia socio-ambientale Gea, scuola che ha invitato i due attivisti alla sua terza edizione, svoltasi a Bracciano (RM) dal 13 al 15 settembre di quest’anno.
Scuola Gea ha voluto invitare Máxima e Daniel per far conoscere in Italia la loro vicenda. Grazie a questo incontro, a questa vicinanza fisica che ci ha permesso di parlare direttamente con Maxima e Daniel, abbiamo posto il seme per un’azione collettiva e concreta di solidarietà alla famiglia Acuña, che coinvolge singoli, istituzioni, reti di associazioni. La famiglia Acuña vive sulla propria pelle un’ingiustizia socio-ambientale che, dalla scala del privato, raggiunge e impatta la scala globale. La lotta portata avanti dalla famiglia Acuña è una lotta contro il sistema capitalistico che in nome del guadagno calpesta i diritti delle persone e dell’ambiente.Máxima e Daniel ci insegnano che questi diritti non sono slegati.
Non è un caso che il nome scelto per questa edizione del festival sia ‘Relazioni Inseparabili’; Incontrare Maxima e Daniel ha risvegliato in noi un ancestrale e sopita consapevolezza: noi e la natura siamo una cosa sola.
Máxima e Daniel agiscono, si muovono, pensano, in comunione con la Terra. Ce lo hanno raccontato e ce lo hanno fatto vedere. Nella regione di Cajamarca vivono grazie al loro lavoro, coltivando diverse piante locali, tra cui patate e maca, allevando animali grazie ai quali possono produrre latte e formaggi e tessendo la lana delle pecore per realizzare coperte, mantelli e abiti.
La loro lotta è un atto d’amore verso la Pacha Mama, la Madre Terra, colei che li cresce e dà loro tutto ciò di cui hanno bisogno, che comunica loro ciò di cui lei ha bisogno, in una dinamica di scambio e dono quotidiano basato sul rispetto e sulla cura.
Lasciare la loro casa vorrebbe dire lasciare campo libero ad ulteriori azioni di sfruttamento delle risorse del territorio, lasciare che il disastro socio-ambientale, che si sta consumando nella regione di Cajamarca da anni, subisca un’escalation. La loro è una lotta quotidiana, consapevole e potente. Máxima e la sua famiglia sono un esempio di determinazione e forza unico. Le loro parole ci hanno scosso, ci hanno portato a ripensare il nostro rapporto con la natura, a risignificarlo.
Pensarci come al di sopra della natura, concepirla come nostro dominio, ha portato allo sviluppo di un sistema basato sullo sfruttamento sconsiderato delle risorse della Terra. È un sistema che non poteva che generare disuguaglianze, poiché erge al di sopra di qualsiasi valore etico e morale un unico obiettivo: il profitto. Il caso della famiglia Acuña è emblematico anche perché esemplifica chiaramente le dinamiche di funzionamento di tale sistema; da una parte una famiglia di contadini indigeni che abita una delle regioni più povere del Perù, nel Sud Globale, dall’altra una multinazionale estrattiva americana, ricchissima e finanziata e supportata dalle istituzioni.
L’insostenibilità di tale sistema è intrinseca ad esso e questo ci ha portato ad assistere al suo collasso, ormai non più mascherabile, neanche dai governi che evitano e mistificano i problemi legati al cambiamento climatico, diretta conseguenza del sistema capitalistico.
L’eredità di una gigante, sostegno alla causa di Maxima
Abbiamo ascoltato Máxima e Daniel, abbiamo parlato, riso e camminato con loro, abbiamo condiviso esperienze e saperi, conosciuto la loro cultura attraverso le loro parole, video, immagini, il supporto di interpreti e una buona dose di gesti. Attraverso i nostri corpi ci siamo raccontati a vicenda e abbiamo scoperto un sentire comune.
Nei tre giorni a Bracciano abbiamo posto le basi per un cambiamento di cui vogliamo far parte. La famiglia Acuña ci ha dimostrato che la rivoluzione può partire da ciascuno di noi, che un ‘no’ può fare una tale eco da raggiungere tutte e tutti coloro che tendono l’orecchio. E siamo tante e tanti, adesso un po’ più consapevoli della nostra battaglia comune, che non può che uscire più forte da questa presa di coscienza. Non c’è stato gap linguistico che tenesse: Máxima e Daniel ci hanno unito e hanno rinnovato in noi una speranza che troppo spesso fatichiamo a nutrire. Fatichiamo perché ci sentiamo dire che è una battaglia persa, che questo mondo non lo possiamo cambiare. Maxima, Daniel e tante e tanti altri ci hanno fatto capire che non è così. Loro il mondo lo hanno cambiato, lo cambiano e lo stesso possiamo fare anche noi, con loro, insieme.
Emmaus è anche in Perù. Il nostro obiettivo è coltivare azioni di solidarietà a sostegno alla famiglia Acuña e alla loro causa, grazie alla rete globale che unisce le comunità Emmaus nel mondo e tutte e tutti coloro che subiscono e lottano per contrastare le ingiustizie socio-ambientali.
Un grazie speciale alla Scuola Gea, alle attiviste e agli attivisti che l’hanno resa possibile, per averci fatto conoscere Máxima e Daniel. Partecipare a ‘Relazioni Inseparabili’ ha significato scoprire la potenza del fare rete. L’incontro con Máxima e Daniel ha portato al rafforzamento di consapevolezze, all’apprendimento di nuovi saperi e alla nascita di azioni collettive su diversa scala, dal basso e dall’alto; ha innescato una mobilitazione spontanea che cresce di giorno in giorno.
Tornati a casa, noi attiviste e attivisti continuiamo a parlare della famiglia Acuña, a scrivere di loro, ognuno di noi partecipe del cambiamento che abbiamo messo in atto e di cui vogliamo rendere partecipe tutte e tutti le altre e gli altri, consapevoli dell’estremo bisogno di porci in ascolto, perché è solo ascoltandoci che possiamo renderci conto della nostra meravigliosa inter-dipendenza, fra tutte e tutti noi e fra noi e la Pacha Mama.