Lunedì 1 febbraio 1954, l’Abbé Pierre e il giornalista Georges Verpraet hanno lanciato un appello dall’emittente radio nazionale e poi ai microfoni di Radio-Luxembourg, suscitando una mobilitazione senza precedenti a favore delle persone senza fissa dimora, che alcuni battezzano “l’insurrezione della bontà”. Questa espressione però è stata rifiutata dallo stesso Abbé Pierre, a favore di altre etichette più adeguate come ad esempio “insurrezione per la giustizia”.
Per l’Abbé Pierre infatti non si tratta di uno slancio estemporaneo di generosità, bensì l’obiettivo è dare a ogni singola persona il necessario per una vita dignitosa.
70 anni dopo questo appello, dobbiamo constatare che la povertà è lungi dall’essere eradicata nel mondo. I nostri 435 gruppi sparsi in 4 continenti ne sono testimoni nel quotidiano. È quindi più che mai necessario mobilitarsi e unire le forze per interpellare i nostri decisori e agire a favore di un’economia realmente al servizio dell’essere umano e del suo ambiente.
Dobbiamo essere fieri di questa chiamata, e dobbiamo continuare insieme, senza sosta!
Perché in definitiva, al di là delle differenze di contesto tra gli anni ’50 e ‘2020, quali sono state le reali evoluzioni della povertà dal 1954?
A che punto è la povertà nel mondo oggi?
Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi celebreremo questo anniversario, racconteremo cosa ha prodotto quell’appello, la straordinaria mobilitazione dei francesi nel 1954 e il primo nucleo di quello che poi sarebbe diventato il nostro Movimento Internazionale.
Qui l’elenco – in costante aggiornamento – delle iniziative in tutta Italia.
Il testo dell’appello lanciato dall’Abbé Pierre:
« Amici, abbiamo bisogno di aiuto!
Una donna è appena morta di freddo, stanotte alle tre, sul marciapiede di boulevard Sébastopol. Teneva ancora in mano la notifica di sfratto ricevuta due giorni fa.
Ogni notte oltre duemila persone sono costrette a raggomitolarsi al freddo, per strada, senza un tetto e senza cibo, più di qualcuno quasi senza i vestiti. Dinanzi a tanto orrore, gli alloggi d’emergenza non sono affatto sufficienti per rispondere all’urgenza.
Ascoltatemi: in tre ore abbiamo creato due primi centri di soccorso temporanei, uno sotto la tenda nei pressi della rue de la Montagne-Sainte-Geneviève e l’altro a Courbevoie. Già sono strapieni: dobbiamo aprirne altri, ovunque. È necessario che stasera stessa, in tutte le città francesi, in ogni quartiere di Parigi, vengano appese delle insegne illuminate anche di notte dinanzi alla porta dei luoghi dove sono distribuite coperte, paglia, zuppa, che vi si legga il titolo “Centro fraterno di soccorso” e sotto le seguenti semplici parole: “Tu che soffri, chiunque tu sia, entra, dormi, mangia, recupera le speranze, qui c’è chi ti ama.”
Le previsioni meteorologiche preannunciano un intero mese di rigidissime gelate. Questi centri devono restare aperti per tutta la durata dell’inverno. Davanti ai fratelli che muoiono di miseria, c’è una sola posizione possibile: la volontà di rendere impossibile che tale situazione continui. Ve ne supplico, amiamoci tutti abbastanza, immediatamente, per agire. Che tanto dolore ci doni almeno questa meraviglia: l’anima comune della Francia. Grazie! Grazie! »