A Palermo, presso il Mercatino solidale Emmaus, confronto con Moni Ovadia, testimonial della campagna “Miseria Ladra”. “Fare uscire dalla miseria le persone vuol dire farle ritornare ad essere attori sociali del cambiamento”
PALERMO – Confrontarsi a Palermo sulle strade per contrastare concretamente la miseria per renderla illegale a partire dai temi forti come la pace, la mobilità e i diritti. Con questo obiettivo, ieri pomeriggio, presso il Mercatino Solidale Emmaus Palermo, si è svolto un confronto con la cittadinanza insieme a Moni Ovadia testimonial della campagna “Miseria Ladra” lanciata da Libera e Gruppo Abele. “Miseria Ladra” da due anni cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica riguardo al bisogno di un reddito di dignità per tutti e di misure precise contro la povertà. Ad intervenire sono stati anche il prof. Fulvio Vassallo Paleologo, attivista, esperto di diritto d’asilo, Adham Darawsha presidente della Consulta delle Culture e Nicola Teresi presidente Emmaus Palermo.
In una città dove insistono, a vario livello, povertà e disoccupazione e dove sempre più famiglie in situazione di disagio non vengono messe in condizioni di potere vivere in maniera dignitosa, la campagna “Miseria Ladra”, come sottolinea Nicola Teresi, si aspetta che vengano date maggiori risposte sia in termini di servizi che di diritti. “L’amministrazione comunale ha sposato la campagna Miseria Ladra – afferma Teresi – ma ancora ci aspettiamo che vengano portati avanti diversi obiettivi. Fra questi, crediamo che si debba fare ancora di più sui temi dell’emergenza abitativa, della povertà di famiglie, dei senza dimora e del riutilizzo di immobili per finalità sociali”.
I processi di profonda trasformazione del tessuto sociale possono attivarsi concretamente soltanto facendo un lavoro dal basso come sottolinea con la forza e la passione di sempre Moni Ovadia: “Ricordiamoci che la dignità è un valore assoluto intangibile di cui si parla ancora poco. Miseria Ladra è sicuramente un’importante opportunità che ci viene offerta – afferma – per contrastare le ingiustizie sociali e avere risposte sociali forti a garanzia della dignità di tutti. L’impegno di tutti fruttifica dove c’è una coerenza etica forte di chi crede nel cambiamento che può avvenire soltanto dal basso. Al cittadino, oggi profondamente sfiduciato e disinteressato da una politica incapace di dare risposte concrete, devono essere garantiti servizi e diritti. Oggi il sistema economico dominante non fa altro che incrementare le disparità sociali. Assistiamo, purtroppo, a una sorta di accanimento finalizzato ad impoverire sempre di più le persone a cui vengono tolti i diritti”. “Fare uscire dalla miseria le persone in stato di disagio, allora, vuol dire anche farle ritornare ad essere attori sociali, concretamente partecipativi del cambiamento. Nel nostro Paese ci sono sprechi su sprechi, dove a vario livello, il denaro viene destinato per altri fini. I soldi per garantire un reddito di dignità ci sarebbero, chiediamoci perché ancora la politica non lo vuole. Forse perché c’è qualcuno a cui la miseria torna utile per essere strumentalizzata?”.
Che la politica italiana debba farsi ancora di più maggiore interprete dei veri problemi della gente ne è convinto anche il presidente della Consulta delle Culture, Adam Darawsha. “La politica oggi è soltanto auto-referenziale – sottolinea il medico di origine palestinese -. Abbiamo davanti una neoplasia che ha colpito la politica di questo Paese dove nessuno più parla di diritti sociali che sono quelli comuni che ci rendono tutti uguali ma a prevalere sono soltanto i diritti individuali di quei pochi che sono dentro i maggiori centri di potere. Il vero problema è che lo Stato oggi non è più interfaccia del cittadino. A volte mi chiedo, da medico, come faccio a garantire alle persone la salute pubblica quando a mancare sono sempre più spesso i diritti fondamentali. Ecco, allora solo ritornando a fare un accurato lavoro dal basso, anche attraverso queste iniziative, potremo forse riprenderci in mano la politica nel senso più alto del termine”.
A concludere il dibattito è stato, infine, il docente esperto in diritto d’asilo Fulvio Vassallo Paleologo che, ricordando il successo del campo internazionale di Emmaus della scorsa estate, ha sottolineato come Emmaus a Palermo possa essere una realtà importante per favorire l’aggregazione delle diverse forze sociali che insieme possono diventare leva del cambiamento concreto della società. “Emmaus a Palermo è sicuramente un modello d’intervento dal basso che riesce ad interagire positivamente mettendo in moto energie diverse – dice Fulvio Vassallo Paleologo -. Occupandomi, tra i temi sociali, in particolare di immigrazione, posso dire che oggi siamo davanti ad un’Europa sempre più rigida e sorda davanti alla quale la nostra politica non riesce a reagire adeguatamente. La chiusura europea purtroppo si ripercuoterà su tutti, non solo sugli immigrati ma anche sui nostri giovani e sul loro diritto alla mobilità professionale”. Lo studioso si esprime a proposito anche della Carta di Palermo, il documento stilato dal comune per una maggiore tutela e mobilità degli immigrati presenti a vario titolo nella città. “La Carta di Palermo purtroppo, per molti aspetti è rimasta ancora non completamente perseguita: si pensi per esempio al diritto al lavoro dei commercianti ambulanti – dice il docente -. Allora, l’impegno di tutti deve essere, a partire dalla Carta di Palermo, quello di attivarci concretamente per iniziare ad essere una sorta di ambulatorio sociale in grado di rispondere a tutte le diverse fragilità della città. Tutto questo è possibile, soltanto, favorendo i processi di partecipazione e di aggregazione dal basso che una realtà come Emmaus può favorire”.
(Serena Termini)
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