Il 5 novembre, a Roma, si è svolta l’Assemblea pubblica organizzata dalle realtà sociali e sindacali che promuovono il percorso Non per noi ma per tutte e tutti. Per la pace, la giustizia sociale e ambientale, contro le disuguaglianze e l’esclusione.
Oltre 600 realtà che hanno condiviso le proposte e sottoscritto l’appello promosso dalla Rete dei Numeri Pari, dal Forum disuguaglianze diversità, Salviamo la costituzione, Unione inquilini, Libera, il Centro per la riforma dello stato, Transform! italia, l’Associazione nazionale bioagricoltura sociale, Diem25, Emmaus Italia, CGIL di Roma e del Lazio, FIOM CGIL Nazionale, la Rete fattorie sociali Sicilia si sono ritrovate in Piazza Vittorio Emanuele II a Roma: associazioni, sindacati, cooperative sociali, presidi antimafia, case delle donne, movimenti ambientali e di opinione, ma anche parrocchie, fattorie sociali, comitati e tanto altro. Il risultato di un lavoro lungo, dal basso e un grande esercizio di ascolto in un periodo storico dove la politica da tempo non riesce a dare le risposte alle diverse crisi che questo Paese sta attraversando.
In piazza hanno preso parola alcune delle realtà che hanno animato il percorso in questi mesi e che hanno costruito una leadership collettiva, plurale e condivisa che poggia su una piattaforma intersezionale.
“Siamo in piazza per riaffermare i principi su cui “noi, popolo degli Stati Uniti” abbiamo giurato: la giustizia e la pace tra le nazioni. Il ripudio della guerra non è un’opzione, è una condizione necessaria per la sopravvivenza del genere umano. Tanto più necessaria di fronte all’orrenda aggressione di un popolo” afferma Gaetano Azzariti, Presidente dell’Associazione Salviamo la Costituzione. “Siamo giunti sull’orlo del baratro anche perché abbiamo assistito a un progressivo aumento delle diseguaglianze sociali tra le nazioni e nelle nazioni. È il modello di sviluppo che deve essere ripensato. Dalla prospettiva di sviluppo senza equità e di competizione assoluta che può giungere sino alla guerra di tutti contro tutti si deve passare a costruire quel modello di progresso che pone al centro la persona e i suoi bisogni, l’ambiente e la solidarietà. Quel che noi vogliamo è una rivoluzione pacifica per affermare il modello di sviluppo scritto alla fine della Seconda guerra mondiale nella nostra costituzione e mai attuato. È ora”.
“La Pace nel mondo è una precondizione per cambiare la società oggi. La guerra la fanno e la pagano i poveri mentre la decidono i potenti. Riconiugare i Paesi con i diritti delle persone è un atto necessario per invertire la rotta” sostiene Michele Azzola, Segretario Generale CGIL di Roma e del Lazio. “Il diritto al lavoro è stato massacrato, impoverito da 20 anni di politiche irresponsabili. Dobbiamo ripartire dalle basi della Costituzione e garantire un lavoro dignitoso è la base per una vita dignitosa. Questa assemblea è l’inizio di un percorso. La vera battaglia è redistribuire ricchezza e tornare a dare la speranza a chi non ce la fa più. Noi dobbiamo dare voce a chi non ha più rappresentanza, prendere quei diritti evasi e pretendere giustizia sociale”.
“Oggi siamo qui per mostrare l’alternativa possibile alla criminalizzazione della migrazione: l’accoglienza e l’inclusione sociale di contro all’innalzamento di muri esterni e interni; la realizzazione di passaggi sicuri di contro al finanziamento di centri detentivi oltreconfine; la tutela dei diritti e della dignità umana di contro alle pratiche ostili e alle strategie di marginalizzazione; la verità di contro alle fake news utili a coprire la vuotezza delle agende politiche” dichiara Andrea Costa per Baobab Experience. “Siamo qui per raccontare una storia: quella di oltre 100mila persone in movimento assistite nel presidio umanitario di Baobab Experience. Una storia scritta da donne, uomini e bambini migranti e da volontarie e volontari che gratuitamente hanno sopperito a mancanze, inefficienze e illegalità istituzionali, costate invece ai contribuenti italiani centinaia di milioni di euro. Siamo qui per chiedere conto di scelte mortifere e criminali fatte in nostro nome da tutti i governi di ogni schieramento e colore“.
“La guerra sta già cambiando le politiche dell’Europa, del nostro Paese e i rischi sono altissimi per le persone. La guerra è figlia del patriarcato, distrugge la vita e il pianeta” sostiene Maria Luisa Boccia, Presidente del Centro per la Riforma dello Stato. “Abbiamo bisogno di una Pace costituente per un altro ordine mondiale, per cambiare le relazioni tra gli uomini e le donne e con il pianeta Terra. Per la Pace e contro tutte le guerre in tutto il mondo”.
“Siamo qui per ribadire un no senza condizioni al progetto eversivo di autonomia differenziata” afferma Marina Boscaino, portavoce dei Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti “che imporrà la potestà legislativa delle Regioni su 23 materie (tra cui istruzione, sanità, infrastrutture, beni culturali, sicurezza sul lavoro), scardinerà il contratto collettivo nazionale, determinerà diritti universali diversi a seconda della Regione, aumentando ulteriormente le già enormi diseguaglianze tra zone del Paese e contraendo definitivamente gli spazi di democrazia, insieme all’unità della Repubblica”.
“Non abbiamo imparato nulla dalla pandemia. Si è persa l’occasione di riconvertire una parte della nostra economia. Gli investimenti pubblici del PNRR sono più focalizzati sulla costruzione di nuove cattedrali nel deserto che sulla creazione di lavoro dignitosi per gli operatori e le operatrici sanitari e sociali” dichiara Salvatore Cacciola, Presidente dell’Associazione Nazionale Bioagricoltura Sociale e della Rete Fattorie sociali Sicilia. “Siamo qui per dire basta a tutte le guerre e per dire che non si può continuare a giurare lo sguardo da un’altra parte davanti al cimitero del mediterraneo”.
“La guerra ha prodotto condizioni disperate per milioni di persone e ha ulteriormente peggiorato quelle di chi era già in grande difficoltà” afferma Alberto Campailla, Presidente dell’associazione Nonna Roma. “C’è bisogno di misure politiche adeguate a sconfiggere la povertà, di sostenere le lotte sindacali, di lottare per la pace, per la vita, costruire un mondo diverso. Il rischio è che se non ci siamo noi nei quartieri a raccogliere chi rimane indietro ci saranno i fascisti, Casapound, e le mafie”.
“Al Sud la situazione era insostenibile già prima della guerra. Abbiamo pagato un prezzo altissimo con le politiche di austerità e la pandemia ha ulteriormente allargato le disuguaglianze ed esposto migliaia di persone al ricatto mafioso” dichiara Don Angelo Cassano, della Parrocchia San Sabino di Bari. “Da noi arrivano da mesi centinaia e centinaia di persone che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena e ora con il caro vita devono scegliere se chiedere aiuto a noi o rivolgersi ai clan. Basta con la guerra ai poveri, alle guerre in tutto il mondo. Chiediamo
“Noi femministe siamo qui oggi per la pace, con la pace, contro tutte le guerre, per la giustizia sociale e ambientale. Abbiamo condiviso profondamente e dall’inizio questo percorso plurale, faticoso ma ricchissimo, fatto di approcci, esperienze e sensibilità diverse. Lo abbiamo intrapreso perché crediamo che per cambiare sia urgente e necessario uscire ognuno dal proprio recinto e il femminismo è indispensabile per il cambiamento” sostiene Maura Cossutta, Presidente della Casa Internazionale delle Donne. “Questo percorso dal basso, fatto di scambio, reciprocità e ascolto è già un fatto politico, radicale e affidabile, un anticorpo per la democrazia che pone alla politica una domanda che oggi in piazza poniamo tutte e tutti insieme”.
“Questo è un percorso che è partito da lontano, perché da lontano vengono le cause che hanno determinato il disastro in cui ci troviamo oggi. Il livello di disuguaglianze e di povertà generato dalle politiche di austerità, dalla pandemia e dalla guerra è inaccettabile” afferma Federico Dolce, Portavoce di Diem25 in Italia. “Questa è una situazione che caratterizza quasi tutti i Paesi dell’Unione Europea ma l’Italia è riuscita a raggiungere il peggiore risultato sotto tanti aspetti. Per questo le associazioni e i movimenti che operano negli altri Paesi guardano con grande attenzione al percorso che abbiamo costruito per arrivare alla nostra assemblea di oggi e ci inviano la loro solidarietà e il loro supporto”.
“Parleremo a chi non ci vuole ascoltare, a chi tiene le porte chiuse alla società civile che si prende cura di tutti e tutte. Chiediamo un taglio radicale della spesa militare” dichiara Flavio Lotti della Tavola della Pace. “Basta spese folli mentre la gente è in crisi per le bollette, mentre i giovani non riescono ad accedere allo studio, mentre non ci sono risorse per la sanità. Vogliamo i soldi per la cura della vita”.
Presente anche Misha Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia: “Abbiamo aderito convintamente alla mobilitazione di Non per Noi, ma per Tutte e Tutti per ribadire, nel coro plurale di una galassia in fermento dell’associazionismo e della cittadinanza attiva, la necessità di ampliare i diritti sociali nel nostro Paese, con proposte che mirano a contrastare vecchie e nuove forme di povertà, a ridare dignità e valore al lavoro e a ridurre le crescenti disuguaglianze, ponendo solide basi per una società più equa, inclusiva, dinamica e coesa”.
“Essere in una piazza aperta, condivisa, dal basso, frutto di un lavoro che parte da lontano, perché da lontano viene la storia di contrasto alle ingiustizie, superamento delle disuguaglianze e valorizzazione delle diversità, di tutte e tutti noi, è bellissimo e rappresentativo. In un momento storico che ferisce, separa, divide e distrugge, che usa la Guerra e le armi, noi rappresentiamo un unicum che porta i valori della Pace, della solidarietà, del futuro per tutte e tutti. Una piazza che alla violenza della Guerra risponde con la forza della Vita”, dichiara Elena Mazzoni, del direttivo di Transform! Italia.
“Siamo in piazza per la pace, per il cessate il fuoco, per la ripresa di una via diplomatica, per chiedere alla Russia di porre fine all’invasione dell’Ucraina” afferma Andrea Morniroli, co-coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità. “Ma siamo in piazza anche per chiedere politiche adeguate ad affrontare ed eliminare la povertà, le disuguaglianze, sconfiggere le mafie, mettere fine alle ingiustizie climatiche, alla crisi energetica, alla privatizzazione della salute, all’impoverimento del lavoro, alla frammentazione regionalista. Senza giustizia sociale e ambientale non ci sarà mai una pace giusta”.
“Oggi siamo qui perché avremo la Pace solo se metteremo fine alle disuguaglianze, perché abbiamo le competenze e le proposte per superare la cronica precarietà abitativa dettata dalla speculazione e aggravata dalla guerra e dalla conseguente economia di guerra” sostiene Silvia Paoluzzi, dell’Esecutivo nazionale di Unione Inquilini. “Rappresentiamo le persone sfrattate, sgomberate, senza casa e per loro chiediamo venga garantito finalmente il diritto all’abitare e la dignità di un intero Paese violentato dallo sfruttamento del territorio.”
“Il diritto al reddito è un punto fondativo della Rete dei Numeri Pari. Un reddito di cittadinanza che sia anche un reddito di autodeterminazione. Il Governo vuole “controllare” la povertà, non “abolirla”. E reprimere la conflittualità, come dimostra il primo provvedimento del Governo, figlio dell’ideologia “legge e ordine”, che alimenta solo la guerra tra poveri” dichiara Giovanni Russo Spena, di Giuristi Democratici. “Se il Governo eliminerà il Reddito di Cittadinanza, soprattutto nel Sud crescerà la ricattabilità. Insieme al precariato più infame, il settanta per cento delle persone disoccupate disperate verrebbe ricattata, diventerebbe forza lavoro di un mercato del lavoro grigio, nero, mafioso”.
“C’è un’emergenza nel lavoro sociale. Mancanza di professionalità per rispondere alle esigenze di disagio aumentato” afferma Maurizio Simmini, Presidente della Cooperativa sociale ISKRA. “Pubblica amministrazione, cooperative e sindacati, devono ridisegnare accordi contrattuali e risposte sui servizi sociali in virtù di un aumento del Fondo nazionale Politiche Sociali e per la formazione e dare il via una volta per tutte a una stagione di coprogrammazione e coprogettazione reale, adeguata e competente”.
“Abbiamo un grave problema di redistribuzione della ricchezza, assenza di prospettive e di rappresentanza politica nel nostro Paese. Se non lottiamo per i nostri diritti non lo farò nessun altro per noi” sostiene Elisa Sermarini, della Rete dei Numeri Pari. “Non vediamo altro spazio per incidere, difendere e promuovere i nostri diritti, se non attraverso una assemblea costruita dal basso da soggetti sociali diversi, impegnati su obiettivi comuni per la Giustizia Sociale e Ambientale. Non possiamo più andare avanti così! La nostra condizione materiale ed esistenziale è diventata sempre più difficile nel nostro Paese e le prospettive per molti e molte di noi sono catastrofiche con la guerra”.
“Oggi siamo in piazza perché la giustizia sociale ed ambientale sono precondizioni per la Pace” afferma Nicola Teresi, Vicepresidente di Emmaus Italia. “Siamo in piazza perché i Governi che si sono succeduti hanno tutti avuto in comune lo svuotamento delle risorse per il welfare. Perché il modello economico che seguono toglie diritti e crea sistemi di potere che si guardano bene dal proporre cambiamento migliorando ad esempio istruzione e sanità pubblica e ridanno dignità alle persone.”
“Occorre far tacere le armi, e aprire subito il negoziato per la pace. È questa la richiesta che oggi rivolgiamo al Governo e all’Europa. È necessario rimettere al centro il lavoro e la pace. La situazione di crisi economica, l’aumento dell’inflazione e la guerra in corso rischiano di provocare danni irreparabili nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori. Ci sono oltre 70 tavoli di crisi industriali al Mise, come Whirlpool, GKN e Wartsila, e si stanno aggiungendo nuove vertenze. Al contrario, ci sono aziende che continuano a maturare extraprofitti. Bisogna difendere il lavoro e redistribuire la ricchezza. Senza pace non c’è giustizia sociale, e senza giustizia sociale non c’è pace”. Lo dichiara Barbara Tibaldi, segretaria nazionale della Fiom-Cgil.
Nei prossimi giorni in vista della discussione della Legge di Bilancio in Parlamento verrà indicato un nuovo appuntamento unitario di mobilitazione contro le disuguaglianze e l’esclusione sociale, che avrà al centro la piattaforma sociale costruita da centinaia di realtà sociali e sindacali. Siamo solo all’inizio di un nuovo percorso, indispensabile e necessario. Non per noi ma per tutte e tutti.