Da Emmaus solidarietà, giustizia e pace: uniche armi razionali contro la violenza, il terrorismo e la guerra.
Sono partito da Boves (Cuneo) mercoledì 13 luglio per incontrare a Ventimiglia, nella stessa giornata, persone, associazioni e chiunque fosse impegnato nel sostegno alle persone migranti; tutto ciò in accordo con la nostra comunità di Nizza per valutare azioni comuni in difesa dei diritti umani.
Le comunità di Nizza e quella di Boves accolgono, insieme, oltre 60 persone di ogni credo politico e religioso: persone fragili, con problemi, ma anche persone sfortunate o semplicemente intenzionate a ridare un senso alla propria vita lottando insieme per un futuro comune di speranza e di pace.
Nella chiesa di Sant’Antonio, nella frazione Roverino a Ventimiglia, incontriamo centinaia di persone accampate. Molti giovani e ragazzi, alcune coppie, diverse donne sole o con bambini: tutte accolte dalla Chiesa e dalla Caritas locali. Una situazione precaria di chi vorrebbe passare il confine alla ricerca di una vita sostenibile. Noi lì a cercare contatti, idee, riflessioni per tentare di restare il più possibile umani in una situazione che di umano ha ormai ben poco, malgrado gli sforzi degli operatori, dei volontari e degli attivisti impegnati per rendere possibile un po’ di dignità e di diritti.
La comunità di Nizza si era già attivata nel 2015 a sostegno dei migranti, e recentemente ci ha sollecitato a collaborare insieme. La visita e gli incontri erano finalizzati proprio a questo.
Qualche ora dopo, una visita-lampo proprio alla comunità nizzarda, installata su una rocca in località Saint-André: una struttura storica donata negli anni cinquanta all’Abbé Pierre. Quaranta le persone ospitate, tre responsabili, una quindicina di volontari. Una bellissima realtà. Una realtà fatta di uomini che, malgrado le differenze e i problemi, si rispettano, si aiutano e aiutano gli altri.
Infine il ritorno a casa con l’impegno di un confronto per attuare azioni concrete, utili e sostenibili.
Il giorno dopo, la tragica notizia della strage di Nizza. Si trovavano lì anche alcuni miei amici, oltreché qualche compagno della comunità da poco visitata: nessuno di loro è stato coinvolto, ma il dolore e il senso di smarrimento sono forti.
Dalle prime notizie, a causare la strage sembra sia stata una persona di origini tunisine e residente a Nizza; una persona senza dubbio con grandi problemi, non equilibrata, un disperato che ha scelto di uccidere ed è stato a sua volta ucciso. Non è ancora dato sapere se ha agito da solo o se è stato istigato o coinvolto da una rete terroristica. Resta il fatto che la violenza e il terrore si alimentano sempre più con il disagio e con la disperazione, provocando una spirale di odio senza via d’uscita.
Penso alle conseguenze di questo gesto che sommerà dolore a dolore; alle conseguenze per i migranti che abbiamo incontrato a Ventimiglia; a tutti i prezzi che verranno pagati soprattutto da chi non ha colpe, ma che verrà purtroppo gettato nel tritacarne razzista e xenofobo solo a causa della sua diversità, provenienza e credo.
Penso ai governi, ai politici, ai cittadini che di fronte a quanto accaduto giustificheranno un aumento del commercio delle armi, delle ‘guerre giuste’, della repressione che, di fatto, sono state la causa o hanno aggravato le cause di violenza e terrorismo.
Penso alle tante, troppe semplificazioni e informazioni distorte che allontaneranno molti dalla reale portata dei problemi e dalle loro possibili, razionali soluzioni.
Proprio perché il dolore è forte, mi rifiuto di cedere a tutto questo, e vorrei ribadire che tutto ciò si combatte con le armi della solidarietà, della giustizia, della razionalità, del coinvolgimento, per togliere ai trafficanti di terrore l’humus di cui si nutrono, e cioè la miseria, la sofferenza e l’ingiustizia.
Penso, infine, ai nostri comunitari e alle nostre comunità e a esperienze simili. Realtà spesso complesse e difficili, ma comunque improntate al rispetto reciproco e al bene comune; luoghi di condivisione e di dialogo al di là delle differenze; esempi importanti e concreti di un altro mondo possibile e di una via razionale alla risoluzioni dei problemi.
Noi di Emmaus Italia crediamo non esista altra strada percorribile per non cedere alla violenza cieca e per costruire una speranza concreta e realizzabile. Dobbiamo avere il coraggio e la lungimiranza di percorrerla.
Franco Monnicchi
Presidente di Emmaus Italia