«Piuttosto che gli uomini muoiano legalmente,
preferisco che vivano illegalmente»
(Abbé Pierre)
Senso di impotenza, di colpa, rabbia e dolore sono i sentimenti che stiamo provando per la continua ecatombe di donne, uomini e bambini che stanno morendo nel Mediterraneo.
Non ci sono più parole, analisi, concetti e riflessioni da fare: tutto è stato già detto, sviscerato, approfondito e tutti conosciamo bene le cause profonde di quanto sta accadendo, gli interessi, le ambiguità, le ipocrisie di chi questa situazione la crea, la alimenta e la strumentalizza.
Ma poi? Non può più bastare la commozione, l’ipocrita commiserazione per altri bambini vittime innocenti e la disponibilità ad adottare gli orfani di questa tragedia; bisogna imporre la giustizia e agire affinché altri genitori e altri figli non periscano per i nostri egoismi e per il profitto di pochi.
Agire sì, ma come? Abbiamo accolto, costruito reti, fatto appelli insieme alle istituzioni locali, nazionali e internazionali a tutti i livelli per far comprendere che è necessario aprire le frontiere e permettere la creazione di corridoi umanitari.
Abbiamo chiesto di smettere di produrre e di vendere armi soprattutto ai Paesi in conflitto; di interrompere lo sfruttamento insaziabile delle risorse e delle materie prime dei Paesi più poveri del pianeta; di finirla con il cinico appoggio a favore di governi e dittatori corrotti; di combattere la finanza speculativa. Abbiamo chiesto a gran voce di redistribuire le ricchezze e di investire in piani sociali davvero inclusivi.
Per tutta risposta si continua a sostenere la militarizzazione dei nostri confini con Frontex e con tutte le altre agenzie europee, arrivando a inventarci le prigioni hotspot che implicano oltretutto uno spreco e una distrazione di risorse pubbliche enorme, più utilmente utilizzabili a beneficio di tutti e per una accoglienza dignitosa. Addirittura l’Europa toglie dal patto di stabilità – con la scusa del terrorismo – il commercio delle armi invece che la spesa sociale.
Tutto questo ci sembra contrario al buonsenso, alla giustizia e al bene comune. Facciamo quindi appello a tutti affinché non prevalgano l’indifferenza, l’ipocrisia e l’assuefazione, e chiediamo a tutti di impegnarsi nel promuovere e sostenere tutte le azioni nonviolente, legali e non, per cercare di cambiare la situazione attuale e non essere più complici di questo assurdo genocidio.
Franco Monnicchi
Presidente di Emmaus Italia